5 partiti divisi su campo largo: Azione rifiuta alleanze con filoputiniani

upday.com 2 godzin temu
Simbolo dell'integrazione europea al centro del dibattito politico progressista italiano (Immagine simbolica - Generata da IA) Upday Stock Images

Cinque partiti italiani - Partito Democratico, Azione, Italia Viva, +Europa e Partito Liberaldemocratico - si sono confrontati al Linkiesta Festival 2025 su come difendere l'Europa dall'autoritarismo e dal populismo. L'incontro ha evidenziato visioni condivise sulla fragilità del continente ma anche profonde divergenze sulle strategie di alleanza in vista delle elezioni del 2027.

Le visioni sull'Europa

Elena Bonetti (Azione), ex ministra, ha invocato un cambio di passo: «L'Europa deve anzitutto uscire dall'astrazione - anche ideale - dell'autodefinirsi una democrazia, perché questa democrazia è spesso incapace di entrare nella vita delle persone. [...] è necessaria una democrazia decidente e agente, altrimenti verremo ricordati come ignavi e pusillanimi». Ha citato il Rapporto sulla Competitività di Mario Draghi per sostenere la necessità di un'Europa più efficace.

Giorgio Gori (PD), europarlamentare, ha delineato le vulnerabilità del continente: «La prima, quella più evidente, è di natura economica, perché l'Europa è fragile dinanzi a Cina e Stati Uniti. C'è poi un profilo energetico: ieri eravamo dipendenti dal gas russo, oggi dal Gnl statunitense [...]». Ha sottolineato la necessità di «[...] una vera Europa politica, all'altezza delle sfide e delle minacce del presente».

Ivan Scalfarotto (Italia Viva) ha evidenziato la mancanza di percezione del pericolo tra i cittadini europei. «La sopravvivenza del modello democratico ha a che fare con ciascuno di noi [...] Manca l'urgenza da parte dei cittadini europei di difendere le cose che hanno», ha dichiarato il senatore. Ha richiamato l'esempio delle repubbliche baltiche, dove il ricordo dell'occupazione russa alimenta ancora un forte senso di urgenza.

Le fratture sulle alleanze

Sul fronte delle strategie elettorali, i partiti hanno mostrato divisioni nette. Bonetti ha tracciato una linea rossa contro il "campo largo": «[...] Con i filoputiniani insediati nel campo largo non ci stiamo! Preferisco piuttosto la linea di Giorgia Meloni, che ha detto a Matteo Salvini - filoputiniano di destra - di restare al proprio posto [...]». Ha respinto categoricamente l'ipotesi di un governo con Giuseppe Conte agli Esteri e Nicola Fratoianni alla guida della linea politica.

Benedetto Della Vedova (+Europa) ha espresso posizioni diverse: «Vorrei creare le condizioni per allearmi col campo largo. Non dobbiamo fossilizzarci sui micro-temi, altrimenti non riusciremo mai a ingaggiare il Partito democratico per costruire un'alternativa vincente».

Gori ha confermato l'obiettivo prioritario che «Meloni non vinca le elezioni del 2027 [...]», pur riconoscendo la necessità di compromessi.

Luigi Marattin (Partito Liberaldemocratico) ha ribadito invece: «[...] con i filo-Hamas e i filo-Putin non vogliamo stare [...]».

Nota: Questo articolo è stato creato con l'Intelligenza Artificiale (IA).

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