I detenuti del carcere di Rebibbia hanno lanciato un appello diretto al Vescovo di Roma denunciando una crisi umanitaria nelle carceri italiane. Il sovraffollamento ha raggiunto il 138,39% a livello nazionale, con 63.831 detenuti per 46.124 posti disponibili. A Rebibbia la situazione è ancora più critica: 153,37% di sovraffollamento con 1.638 persone per 1.068 posti.
«La nostra esperienza ci ha fatto confrontare in profondità con la realtà delle carceri italiane», scrivono i detenuti secondo quanto riportato dall'AGI. Testimoniano «[...] questo urlo silenzioso che si leva da tutte le carceri, soprattutto quelle più dure e spietate».
Strutture fatiscenti a Roma
Le condizioni nella capitale sono particolarmente gravi. Le autorità hanno dichiarato inagibile in parte l'antico carcere di Regina Coeli per il crollo di una porzione del soffitto. A Rebibbia, che ospita i firmatari dell'appello, «parti significative del riscaldamento non funzionano».
I detenuti descrivono «[...] una transizione verso il basso che sembra inarrestabile» nelle carceri italiane, che «[...] diventano ogni giorno sempre più fatiscenti e degradate». Il personale in servizio negli istituti di pena è «ormai largamente sottodimensionato».
Il dramma dei suicidi
I numeri rivelano una tragedia: nel 2024 si sono registrati 83 suicidi in carcere, circa dodici ogni 10.000 detenuti. Un tasso drammaticamente più alto rispetto alla popolazione generale italiana, dove si contano circa 0,66 suicidi ogni 10.000 abitanti secondo i dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità del 2019. Quest'anno, fino ad ora, sono 73 le persone detenute che si sono tolte la vita, mentre 135 sono morte per altre cause.
«Queste condizioni livellano verso il basso tutti i percorsi esistenziali di chi sta scontando una pena», denunciano i detenuti. Chi vuole ricostruirsi un percorso di vita pulito «vede [...] crescere in modo insormontabile le sue difficoltà».
Riconoscimento delle violazioni
La magistratura di sorveglianza riconosce sempre più spesso la violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, intitolato «Divieto di tortura». L'articolo recita: «Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti».
I detenuti ricordano che Papa Francesco scelse di aprire la Porta Santa in un carcere, inserendo nella Bolla giubilare un appello ai governi: «Propongo [...] che si assumano iniziative che restituiscano speranza; forme di amnistia o di condono della pena volte ad aiutare le persone a recuperare fiducia in se stesse e nella società [...]».
Nota: Questo articolo è stato creato con l'Intelligenza Artificiale (IA).






