Affitti brevi, stop al self check-in: controllo de visu obbligatorio

upday.com 1 godzina temu
Bandiera italiana davanti a un palazzo di giustizia che simboleggia l'autorità dello Stato (Immagine simbolica - Generata da IA) Upday Stock Images

Il Consiglio di Stato ha ripristinato l'obbligo di identificazione personale per tutti gli ospiti di strutture ricettive, compresi gli affitti brevi. La decisione di oggi ribalta la sentenza del Tar Lazio del 27 maggio e vieta definitivamente il self check-in con keybox o verifiche a distanza tramite WhatsApp.

I gestori di tutte le strutture ricettive – hotel, residence, bed and breakfast, affittacamere, campeggi e appartamenti in locazione breve – devono ora verificare di persona l'identità degli ospiti. Non è più sufficiente raccogliere e trasmettere i documenti alle autorità: è obbligatorio confrontare fisicamente il documento con la persona che si presenta.

La controversia giudiziaria era nata da una circolare emessa il 18 novembre 2024 dal capo della Polizia, che aveva sottolineato la necessità del riconoscimento "de visu" degli alloggiati. Il Tar Lazio aveva annullato questa disposizione in primavera, ma il Ministero dell'Interno aveva presentato appello.

Il caso di Viterbo

Un episodio concreto ha evidenziato i rischi del check-in a distanza. Il 3 settembre scorso, durante la processione della Macchina di Santa Rosa a Viterbo, le forze dell'ordine hanno arrestato due cittadini turchi in un bed and breakfast. I due erano in possesso di armi da fuoco. Il gestore della struttura aveva tentato di verificare l'identità tramite WhatsApp, ma il documento fornito non corrispondeva alla persona arrivata. L'allarme tempestivo alle autorità aveva permesso l'intervento.

Le reazioni

Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi ha accolto con favore la decisione: «La decisione del Consiglio di Stato che conferma l'obbligo di riconoscimento de visu degli alloggiati rafforza la sicurezza e chiarisce in modo definitivo le regole per tutte le strutture, comprese le locazioni brevi. La verifica diretta dell'identità tutela chi viaggia e chi vive nei quartieri più esposti e sostiene il lavoro quotidiano delle forze di polizia. È una pronuncia che conferma la linea sostenuta fin dall'inizio dal Viminale».

Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, che si era costituita nel giudizio, ha sottolineato che «questa procedura contribuisce a elevare in maniera significativa i livelli di sicurezza, a vantaggio sia degli ospiti delle strutture ricettive sia della cittadinanza, a partire dalle persone che subiscono i disagi derivanti dall'abitare nei palazzi in cui si registra un continuo viavai di persone sconosciute, dirette agli appartamenti affittati ai turisti».

Bocca ha aggiunto: «Il riconoscimento de visu degli alloggiati comporta un impegno che gli albergatori, così come i gestori di residence, bed and breakfast, affittacamere e campeggi, assolvono da sempre con grande senso civico, consapevoli delle ricadute positive di cui beneficia tutta la comunità, come dimostrano i recenti casi in cui sono stati individuati e catturati pericolosi malviventi».

La circolare originale del capo della Polizia mirava a prevenire rischi «al fine di prevenire rischi per l'ordine e la sicurezza pubblica in relazione all'eventuale alloggiamento di persone pericolose e/o legate ad organizzazioni criminali o terroristiche». Il Consiglio di Stato ha stabilito che gli adempimenti normativi «presuppongono che il gestore verifichi la corrispondenza delle generalità delle persone alloggiate con quelle attestate nei documenti di identità quantomeno con riguardo alla fotografia».

Nota: Questo articolo è stato creato con l'Intelligenza Artificiale (IA).

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