Consulta boccia tetto 240mila euro per dipendenti pubblici

upday.com 2 tygodni temu

La Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo il tetto retributivo di 240mila euro annui per i dipendenti pubblici. La decisione riguarda l'articolo 13 del decreto legge numero 66 del 2014, che aveva fissato questo limite fisso invece di collegarlo al trattamento del primo presidente della Corte di cassazione.

I giudici costituzionali hanno ribadito che il principio di un tetto retributivo per i pubblici dipendenti non contrasta di per sé con la Costituzione. Tuttavia, la modalità specifica di calcolo introdotta nel 2014 è stata ritenuta illegittima.

Ritorno al parametro precedente

Il nuovo limite dovrà essere definito con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, previo parere delle commissioni parlamentari competenti. Il riferimento tornerà ad essere il trattamento economico onnicomprensivo del primo presidente della Corte di cassazione, come era previsto fino al 2014.

Il tetto retributivo era stato originariamente introdotto con il decreto legge numero 201 del 2011 per tutti coloro che ricevono emolumenti a carico delle finanze pubbliche. Nel 2014 il limite era stato trasformato in una cifra fissa di 240mila euro, comportando una significativa riduzione per alcuni magistrati.

Misura non più temporanea

Inizialmente la norma era stata considerata costituzionalmente legittima perché ritenuta una misura straordinaria e temporanea, giustificata dalla crisi finanziaria eccezionale del Paese. Con il trascorrere del tempo, però, ha definitivamente perso il requisito di temporaneità necessario per la compatibilità costituzionale.

La Corte ha sottolineato che questo requisito è posto a tutela dell'indipendenza della magistratura. La decisione si allinea ai principi di altri ordinamenti costituzionali europei e alla sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea del 25 febbraio 2025.

Effetti per tutti i dipendenti pubblici

L'incostituzionalità della norma, data la natura generale del tetto retributivo, opera per tutti i pubblici dipendenti e non solo per i magistrati. Trattandosi di un'incostituzionalità sopravvenuta, la declaratoria di illegittimità non ha effetto retroattivo.

Gli effetti della sentenza si produrranno solo dal giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana. La decisione rappresenta un punto di svolta per il sistema retributivo del pubblico impiego in Italia.

Fonte AGI (www.agi.it) Nota: questo articolo è stato rielaborato da UPDAY con l'ausilio dell'intelligenza artificiale.

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