Un nuovo ordine militare israeliano che impone ai residenti e agli sfollati nella zona di Deir el-Balah, a Gaza, di spostarsi verso sud ha inferto "un altro colpo devastante" agli sforzi umanitari nel territorio devastato dalla guerra. Lo afferma l'agenzia umanitaria delle Nazioni Unite OCHA.
L'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari avverte che l'ordine di sfollamento di massa emesso dall'esercito israeliano ha colpito duramente le già fragili linee di approvvigionamento che mantengono in vita la popolazione della Striscia di Gaza. Domenica mattina, l'esercito israeliano ha ordinato agli abitanti della zona centrale di Gaza di lasciare immediatamente l'area a causa di operazioni imminenti.
Famiglie in fuga verso sud
Intere famiglie sono state viste trascinare i loro pochi averi e dirigersi verso sud dopo l'ordine di evacuazione. Secondo le stime iniziali dell'OCHA, al momento dell'emissione dell'ordine nella zona si trovavano tra le 50.000 e le 80.000 persone.
L'OCHA ha affermato che il personale delle Nazioni Unite "rimane" nel territorio e che le loro coordinate sono state comunicate alle "parti interessate". "Questi luoghi, come tutti i siti civili, devono essere protetti, indipendentemente dagli ordini di sfollamento", ha dichiarato l'agenzia.
Conseguenze letali per le infrastrutture
L'organizzazione avverte che qualsiasi danno alle cliniche sanitarie, alle infrastrutture idriche e ai magazzini di aiuti umanitari nella zona "avrà conseguenze letali". Dall'inizio della guerra, quasi tutta la popolazione di Gaza è stata sfollata almeno una volta a causa dei ripetuti ordini di evacuazione israeliani.
Secondo l'OCHA, l'ultimo ordine significa che l'87,8% del territorio di Gaza è ora soggetto a ordini di sfollamento o si trova all'interno di zone militarizzate israeliane. Ciò significa che "2,1 milioni di civili sono stipati in un frammentato 12% della Striscia, dove i servizi essenziali sono collassati", ha affermato l'agenzia delle Nazioni Unite.
Accesso umanitario limitato
L'ordine "limiterà la capacità dell'ONU e dei nostri partner di muoversi in modo sicuro ed efficace all'interno di Gaza, soffocando l'accesso umanitario proprio quando è più necessario". Domenica Israele ha revocato il permesso di soggiorno al capo dell'ufficio dell'OCHA nel Paese, Jonathan Whittall, che ha ripetutamente condannato le condizioni umanitarie a Gaza.
La campagna militare israeliana a Gaza ha causato la morte di 58.895 palestinesi, per lo più civili, secondo il ministero della salute del territorio governato da Hamas. L'ONU ritiene credibili queste cifre, mentre la popolazione sta anche affrontando una grave carenza di cibo.
Fonte AGI (www.agi.it)
Nota: questo articolo è stato rielaborato da UPDAY con l'ausilio dell'intelligenza artificiale.