Il Papa ha rinnovato il suo appello per misure di clemenza verso i detenuti in occasione della conclusione del Giubileo dei carcerati. L'appello arriva mentre le carceri italiane affrontano una drammatica crisi di sovraffollamento, con circa 63.500 persone rinchiuse a fronte di 46.500 posti disponibili.
Durante la messa del 14 dicembre in Basilica di San Pietro, Papa Leone XIV ha chiesto ai governi di concedere «forme di amnistia o di condono della pena volte ad aiutare le persone a recuperare fiducia in se' stesse e nella societa', e a offrire a tutti reali opportunita' di reinserimento». Il Pontefice ha espresso fiducia che molti Paesi daranno seguito al suo desiderio.
Il Papa ha sottolineato il significato del Giubileo come anno di grazia: «Il Giubileo, come sappiamo, nella sua origine biblica era proprio un anno di grazia in cui a ognuno, in molti modi, si offriva la possibilita' di ricominciare».
La crisi carceraria italiana
La situazione negli istituti penitenziari italiani resta allarmante. Nel 2024 i tribunali di sorveglianza hanno accolto oltre 5.800 ricorsi per trattamenti inumani e degradanti. Nei primi mesi del 2025 si sono registrati 74 suicidi tra i detenuti, 2 tra gli agenti di polizia penitenziaria e 2 tra gli operatori sociali, con 47 decessi in attesa di verifica.
Il Parlamento non ha approvato misure di clemenza collettiva da 33 anni, ad eccezione dell'indultino del 2006. La modifica dell'articolo 79 della Costituzione nel 1992, che ha introdotto la maggioranza dei due terzi per amnistia e indulto, ha reso questi strumenti "praticamente irraggiungibili".
Papa Francesco aveva già proposto ai governi di assumere «iniziative che restituiscano speranza; forme di amnistia o di condono della pena volte ad aiutare le persone a recuperare fiducia in sé stesse e nella società», come riportato sul sito del Governo per il Giubileo 2025.
Contesto storico
Dal 1948 al 1992 l'Italia ha concesso 23 provvedimenti di clemenza collettiva. Nel 2013 l'Italia è stata condannata dalla Corte europea dei diritti dell'uomo per il sovraffollamento carcerario inumano e degradante. Le condizioni hanno portato in alcuni casi giudici di altri Paesi, come l'Ungheria, a rifiutare l'estradizione verso l'Italia.
La Corte costituzionale ha affermato nella sentenza n. 171/1963 la legittimità costituzionale di amnistia e indulto. Secondo i costituzionalisti, questi strumenti non rappresentano un'indulgenza plenaria, ma una remissione giuridica della pena che può essere parziale, selettiva e condizionata.
Nota: Questo articolo è stato creato con l'Intelligenza Artificiale (IA).






