Il Parlamento europeo ha approvato il 13 novembre il pacchetto "Omnibus I" con 382 voti favorevoli, 249 contrari e 13 astensioni. La decisione riduce drasticamente gli obblighi di rendicontazione sulla sostenibilità ambientale, sociale e sui diritti umani per le imprese europee. Una coalizione inedita tra il Partito Popolare Europeo e i gruppi di destra radicale (Ecr, Pfe, Esn) ha permesso l'approvazione.
Il pacchetto innalza le soglie per le direttive CSRD e CSDDD. Le aziende soggette alla rendicontazione di sostenibilità devono ora superare i 1.750 dipendenti e i 450 milioni di euro di fatturato annuo. Per gli obblighi di due diligence servono oltre 5.000 dipendenti e 1,5 miliardi di euro di ricavi. Oltre l'80% delle imprese viene così escluso dagli obblighi di reporting. La Commissione stima risparmi per 4,7 miliardi di euro annui.
Scontro tra sostenitori e critici
Il leader del Ppe Manfred Weber ha celebrato la «fine della burocrazia europea». Il relatore Jörgen Warborn ha dichiarato: «Il voto di oggi dimostra che l'Europa può essere sostenibile e competitiva. Stiamo semplificando le regole, riducendo i costi e offrendo alle imprese la chiarezza di cui hanno bisogno per crescere, investire e creare posti di lavoro ben retribuiti.» I Patrioti per l'Europa hanno salutato il voto come rottura dell'impasse della vecchia coalizione.
Socialisti, Verdi, Sinistra e gran parte dei Liberali hanno votato contro. L'Ong ShareAction ha espresso «profonda preoccupazione», affermando che «tutto viene annacquato». L'eurodeputato M5S Mario Furore ha collegato il pacchetto alle «richieste di potenti lobby». Aldo Soldi, presidente di Banca Etica, ha definito l'atto un «clamoroso passo indietro» ed «estremamente dannoso e pericoloso» per privilegiare la competitività a breve termine sui rischi climatici a medio-lungo termine.
Paradosso climatico e dubbi legali
Il Parlamento ha approvato l'Omnibus I lo stesso giorno in cui ha votato la Legge europea sul clima, che prevede una riduzione delle emissioni del 90% entro il 2040. Oltre 100 esperti di diritto europeo hanno avvertito la commissione JURI del Parlamento che il pacchetto potrebbe violare il diritto dell'Unione e la Carta dei diritti fondamentali, utilizzando una scorciatoia procedurale senza valutazioni d'impatto complete. I negoziati con i governi dell'Ue inizieranno il 18 novembre, con l'obiettivo di finalizzare il pacchetto entro fine 2025.
Nota: Questo articolo è stato creato con l'Intelligenza Artificiale (IA).











