Le analisi di Istat e Banca d'Italia sulla Manovra 2026 rivelano una distribuzione fortemente sbilanciata dei benefici fiscali. Oltre l'85% delle risorse destinate al taglio dell'Irpef andrà alle famiglie dei due quinti più abbienti della popolazione, mentre solo il 15% raggiungerà il restante 60% dei nuclei familiari.
La Manovra da 18,7 miliardi di euro prevede la riduzione dell'aliquota Irpef dal 35% al 33% per i redditi tra 28.000 e 50.000 euro. Circa 14 milioni di contribuenti beneficeranno della misura, con un risparmio medio di 230 euro all'anno. Per le famiglie coinvolte, circa 11 milioni pari al 44% del totale, il vantaggio medio sarà di 276 euro.
Le differenze tra categorie professionali sono marcate. I dirigenti risparmieranno in media 408 euro, gli impiegati 123 euro, mentre per gli operai il beneficio scende a soli 23 euro. I pensionati otterranno appena 55 euro, i lavoratori autonomi circa 124 euro.
Le critiche degli istituti economici
Banca d'Italia ha stimato una perdita di gettito di circa 3 miliardi di euro annui per il taglio dell'aliquota. L'istituto ha osservato che «la riduzione dell'aliquota Irpef favorisce i nuclei dei due quinti più alti della distribuzione, con una variazione percentualmente modesta del reddito disponibile».
L'Ufficio parlamentare di bilancio ha evidenziato che quasi la metà del beneficio complessivo si concentrerà su chi percepisce oltre 48.000 euro all'anno, una platea che rappresenta appena l'8% del totale. La presidente Lilia Cavallari ha sottolineato che l'evasione fiscale resta elevata, «circa 100 miliardi nel 2022 e il disegno di legge di bilancio interviene solo marginalmente sul fenomeno».
La riforma dell'Isee
Le modifiche all'Isee comportano un beneficio medio annuo di 145 euro per circa 2,3 milioni di famiglie, pari all'8,6% delle famiglie residenti. La soglia di esclusione dell'abitazione principale sale a 91.500 euro, con aumenti di 2.500 euro per ogni figlio oltre il primo. Per le famiglie economicamente fragili il vantaggio medio è di 263 euro, equivalente a un aumento del reddito del 2,2%.
Banca d'Italia ha stimato che l'intervento comporterà un incremento della spesa pubblica di poco inferiore ai 500 milioni di euro annui nel triennio 2026-2028.
Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ha difeso le scelte del governo durante le audizioni parlamentari. «Ho grande rispetto per i soggetti auditi prima di me. Io ho lo svantaggio di prendere le decisioni e non fare solo il professore», ha dichiarato. «Ma la misura del Governo tutela i contribuenti con redditi medi. Negli ultimi tre anni c'è stato un intervento equilibrato che tiene conto del complesso delle misure.»
Nota: Questo articolo è stato creato con l'Intelligenza Artificiale (IA).







