Gran Bretagna, Francia, Canada, Australia e Portogallo hanno annunciato ufficialmente il riconoscimento dello stato palestinese durante l'Ottantesima sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York. «Oggi, per rivitalizzare la speranza di pace per palestinesi e israeliani, e la soluzione dei due stati, la Gran Bretagna riconosce formalmente lo stato palestinese», ha scritto su X il premier inglese Keir Starmer.
Come riporta Il Corriere della Sera, 151 dei 193 stati membri delle Nazioni Unite riconoscono ora la Palestina. Emmanuel Macron ha annunciato la decisione francese durante una conferenza Francia-Arabia Saudita, ricevendo un'ovazione del pubblico secondo Sky TG24.
Un riconoscimento storico ma tardivo
La dichiarazione rappresenta un momento storico per il diritto all'autodeterminazione palestinese, ma arriva con 108 anni di ritardo rispetto alla Dichiarazione Balfour del 1917 che sosteneva la formazione di Israele. «È un momento storico per il nostro diritto all'autodeterminazione», hanno reagito alcuni ministri dell'Autorità nazionale palestinese.
Secondo Il Messaggero, Hamas ha proposto a Trump una tregua di 60 giorni in cambio del rilascio di metà degli ostaggi. Le autorità francesi hanno assicurato che non apriranno un'ambasciata in Palestina prima del rilascio di tutti i 48 ostaggi israeliani.
La reazione israeliana e le minacce
Israele ha reagito duramente minacciando l'annessione dell'82% del territorio della Cisgiordania. Netanyahu ha dichiarato che «non ci sarà mai uno stato palestinese», definendo il riconoscimento un regalo ad Hamas. Il ministro radicale Bezalel Smotrich ha aggiunto che queste iniziative rappresentano la «pietra tombale» per i piani di costituire uno stato palestinese.
Come riporta Fanpage, gli Stati Uniti e Israele hanno condannato il riconoscimento definendolo un «regalo ad Hamas». Washington ha pianificato la vendita di armi per sei miliardi di dollari a Israele, inclusi elicotteri Apache e veicoli di assalto.
Le critiche alla natura simbolica
Secondo Il Corriere della Sera, il giornalista israeliano Gideon Levy ha criticato il riconoscimento di uno stato «inesistente», definendolo un «vergognoso silenzio» e chiedendo invece sanzioni concrete. «Il riconoscimento non fermerà le bombe, la carestia, il genocidio e l'apartheid», ha sostenuto Chris Doyle del Council for Arab-British Understanding.
Sky TG24 ha segnalato che 37 palestinesi sono stati uccisi nelle operazioni israeliane notturne durante gli annunci diplomatici. Hannah Bond di ActionAid UK ha definito «una vergogna» che il riconoscimento sia stato usato come pedina di scambio per negoziare con Israele.
La posizione italiana e le prospettive
Il Corriere della Sera riporta che l'Italia ha evoluto la sua posizione dalle opposizioni alle risoluzioni ONU sulla Palestina all'astensione o al voto favorevole. Tuttavia, il governo italiano rimane contrario al riconoscimento formale e alle misure sanzionatorie contro Tel Aviv.
Gli Emirati Arabi Uniti hanno definito qualsiasi ulteriore annessione della Cisgiordania una «linea rossa» per le relazioni diplomatiche. L'Egitto sta aumentando il dispiegamento militare nel Sinai per le preoccupazioni sulle deportazioni forzate di palestinesi da Gaza.
Il gap tra simbolo e realtà
Il riconoscimento sancisce il diritto all'esistenza del popolo palestinese, ma la mancanza di territorio controllato rimane il problema cruciale per la formazione di uno stato effettivo. L'assedio di Gaza, gli insediamenti in Cisgiordania e gli espropri a Gerusalemme Est continuano a erodere il territorio palestinese.
Senza sanzioni concrete e misure per fermare l'espansione israeliana, il riconoscimento rischia di rimanere una dichiarazione simbolica. I paesi che riconoscono la Palestina hanno ora gli strumenti per imporre sanzioni dure, ma la volontà politica di agire concretamente rimane da dimostrare.
Fonti utilizzate: "Fanpage", "Il Corriere della Sera", "Il Messaggero", "Sky TG24"
Nota: Questo articolo è stato modificato con l'aiuto dell'Intelligenza Artificiale.