Mario Venditti, ex procuratore di Pavia ora in pensione, ha rifiutato di consegnare le password del cellulare e del computer sequestrati dalla Guardia di Finanza. L'ex magistrato è indagato per corruzione in atti giudiziari nell'ambito dell'inchiesta sul delitto di Garlasco. Come ha rivelato il giornalista Gianluigi Nuzzi durante 'Dentro la notizia' su Canale 5, la mancata collaborazione costringerà la Procura di Brescia a richiedere l'accesso direttamente alle aziende produttrici dei dispositivi.
Questa mossa di Venditti allungherà inevitabilmente i tempi delle indagini. Secondo Il Messaggero, gli inquirenti dovranno ora seguire procedure più complesse per accedere ai contenuti dei dispositivi elettronici sequestrati.
Le prove contro l'ex procuratore
Al centro dell'inchiesta c'è un presunto pagamento di 20-30mila euro che Venditti avrebbe ricevuto per favorire Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara Poggi. Gli investigatori della Guardia di Finanza di Brescia basano questa ricostruzione su un particolare «punto» che Giuseppe Sempio, padre di Andrea, aveva messo tra i numeri 20 e 30 in un manoscritto. Come riporta Il Messaggero, questo documento associava il cognome del pm alla corresponsione della somma per ottenere l'archiviazione del procedimento nel 2017.
Le intercettazioni ambientali dell'epoca, riascoltate e trascritte nella nuova inchiesta, hanno fornito ulteriori indizi. Dalle registrazioni emerge un riferimento ai pagamenti che la famiglia Sempio dovrebbe effettuare a «quei signori lì», modalità che secondo gli investigatori sembrano indicare persone diverse dai difensori di fiducia.
Il sistema di corruzione pavese
Nell'inchiesta è coinvolto anche Pietro Paolo Mazza, attualmente sostituto procuratore a Milano e in precedenza collega di Venditti a Pavia. Mazza è indagato per corruzione e peculato nel cosiddetto 'sistema Pavia', accusato di aver acquistato un'auto a prezzo di favore dalla società Esitel nel 2019. Secondo Il Messaggero, i capi di imputazione complessivi riguardano un ammanco di 750mila euro e circa dieci veicoli di lusso.
L'indagine tocca una rete più ampia di rapporti tra magistrati, imprenditori e forze dell'ordine. Gli inquirenti stanno esaminando la gestione di spese e gli intrecci emersi dai filoni «Clean1» e «Clean2» della Procura di Pavia.
Le difese degli indagati
L'avvocato Massimo Dinoia, legale di Mazza, ha espresso fiducia nella risoluzione del caso. «Sono molto fiducioso che si risolverà tutto nel più breve tempo possibile», ha dichiarato. Da parte sua, Mazza continua a lavorare con serenità nel suo ufficio al quarto piano del Palazzo di Giustizia milanese.
La famiglia Sempio ha sempre sostenuto che i riferimenti ai soldi nelle intercettazioni riguardavano esclusivamente i pagamenti agli avvocati difensori, non ai magistrati. Tuttavia, le analisi bancarie e le nuove trascrizioni delle intercettazioni hanno portato gli investigatori a ipotesi diverse.
Fonti utilizzate: "AGI", "Il Messaggero"
Nota: Questo articolo è stato modificato con l'aiuto dell'Intelligenza Artificiale.