Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy ha rivelato che Kyiv e Washington hanno ancora «posizioni diverse» sulla questione dei territori ucraini, dopo due giorni di colloqui a Berlino. Nonostante le divergenze, Zelenskyy ha riconosciuto «progressi» sulle garanzie di sicurezza richieste dall'Ucraina agli Stati Uniti.
«Si e' parlato abbastanza di territori» e «francamente penso che abbiamo ancora posizioni diverse, anche se credo che la mia posizione personale abbia trovato ascolto», ha dichiarato Zelenskyy all'AGI il 15 dicembre. Le parole del presidente ucraino evidenziano come la questione dell'integrità territoriale rimanga il nodo centrale dei negoziati, nonostante alcuni passi avanti sul fronte delle garanzie di sicurezza.
La strategia della rinuncia NATO
La recente concessione di Zelenskyy sull'abbandono dell'obiettivo di adesione alla NATO rappresenta una mossa strategica per ottenere in cambio il controllo del Donbass attualmente non occupato dai russi. Michael Clarke, ex direttore del think tank RUSI di Londra, ha commentato a Fanpage.it: «La membership NATO era un non-problema: nessuno pensava che la questione si ponesse più per almeno un decennio»
Clarke ha aggiunto: «E fa benissimo». «Non si tratta solo di mostrarsi ragionevole, ma di chiedere qualcosa di grosso in cambio: il Donbass non occupato dai russi»
Nigel Gould-Davies, diplomatico dell'International Institute of Strategic Studies, ha spiegato a Fanpage.it che Zelenskyy «riconosce pragmaticamente che Stati Uniti e altri membri chiave dell'Alleanza non intendono ammettere l'Ucraina. Più che un cambio di rotta, è la presa d'atto della realtà politica»
Il nodo della zona demilitarizzata
La proposta russa di una zona demilitarizzata (DMZ) nel Donbass presenta però insidie significative. Il capo negoziatore di Putin, Yuri Ushakov, ha immediatamente dichiarato: «Sì, se ne può parlare ma certo dovremo schierare in quei territori almeno la nostra Guardia Nazionale, che è la nostra polizia, per mantenere l'ordine e organizzare la vita della popolazione»
La Rosgvardiya, però, non è una semplice forza di polizia. Il generale Viktor Zolotov ha creato questa forza nel 2016. Conta circa 180.000 membri e include unità SOBR, OMON, truppe corazzate e la 1ª Divisione Operativa Separata. Le sue unità hanno partecipato all'invasione del 2022.
Mark Galeotti, storico dei servizi di sicurezza russi e direttore di Mayak Intelligence, ha criticato la proposta: «L'idea della DMZ sembra provenire da un imprenditore immobiliare, non da un mediatore di pace: affronta questioni legali e territoriali ma non le realtà di natura emotiva e politica esistenti sul terreno»
Il sentimento pubblico ucraino
Un sondaggio del New Europe Centre rivela che il 71,3% degli ucraini considera l'ingresso nella NATO indispensabile. Il direttore dell'istituto, Sergiy Solodkyy, ha rivelato a Fanpage.it da Kyiv: «Metà degli ucraini è pronta a scendere in piazza se ci venissero imposte condizioni inaccettabili». «Soprattutto se si trattasse del ritiro delle truppe»
Un ritiro dalle aree del Donbass - che le truppe hanno difeso al costo di decine di migliaia di vittime - combinato con l'abbandono del «sogno atlantico», potrebbe provocare una «rivoluzione». Solodkyy ha inoltre osservato che «diventa sempre più evidente che il mediatore ovvero gli Stati Uniti, stia cercando di imporre le condizioni della Russia»
Ha concluso: «Gli ucraini vogliono la pace. Non la accetteranno a qualunque costo. Le loro aspettative restano caute»
Prospettive negoziali
La complessità dei negoziati emerge anche dal mantra che Fanpage ha registrato in molteplici interviste con gli uomini di Putin: «Negoziamo pure ma intanto andiamo avanti a combattere, tanto vinciamo» Il Cremlino ha inoltre dichiarato che non ci sarebbe alcun cessate il fuoco durante un eventuale referendum.
Gould-Davies ha concluso: «L'Ucraina a i suoi alleati europei avranno ancora molto da fare per ottenere forme di garanzia appropriate»
La regione del Donbass, dove risiedono 250.000 persone nell'area controllata dall'Ucraina (esclusi i milioni di sfollati), include le «città fortezza» di Kramatorsk, Sloyansk, Kostjantynivka e Druzhkivka. Le forze russe non sono riuscite a invadere completamente il Donbass in quattro anni.
Nota: Questo articolo è stato creato con l'Intelligenza Artificiale (IA).





