Becker rivela: Sinner mi chiese come allenatore, ma dovetti rifiutare

upday.com 8 godzin temu
Boris Becker durante un'intervista sui suoi riflessi dopo il carcere e la carriera tennistica (Immagine simbolica) (Photo by Angel Martinez/Getty Images for Laureus) Getty Images

Boris Becker ha rivelato per la prima volta al Corriere della Sera un segreto finora custodito: Jannik Sinner gli aveva chiesto di diventare il suo allenatore all'inizio del 2022. L'ex campione tedesco, che oggi vive a Milano, fu costretto a rifiutare a causa della sentenza imminente del tribunale di Londra. «Mi aveva chiesto di allenarlo, ma aspettavo la sentenza di Londra», ha spiegato Becker. «Gli dissi: non so come finirà, non posso prendermi l'impegno.»

Becker però non volle lasciare il giovane talento italiano senza supporto. Gli suggerì due nomi: Darren Cahill e Simone Vagnozzi. «Per me, il migliore», disse riferendosi a Cahill. La scelta si rivelò vincente: «Quattro Slam a 24 anni: non credo che avrei potuto fare meglio di Cahill e Vagnozzi. Jannik era già un portento di testa, e il successo del suo team parla da solo.»

L'incubo del carcere

Nell'intervista, il 58enne ha condiviso per la prima volta i dettagli drammatici dei suoi otto mesi di prigionia a Londra. «Ho avuto paura di morire due volte», ha confessato. «Una, quando un detenuto - un assassino - mi venne addosso urlando. Avevo in mano il vassoio del pranzo, gli risposi, ma in sette o otto mi protessero.» Tre giorni dopo, lo stesso uomo si inginocchiò davanti a lui in lavanderia e gli baciò la mano. «Ho capito allora che lo aveva fatto per ristabilire il rispetto. In carcere, il rispetto è la legge non scritta. Le prigioni non sono gestite dalle guardie, ma dai prigionieri.»

L'esperienza ha messo alla prova il carattere di Becker. «Quando perdi ciò che consideri importante - la libertà, il denaro, le persone che ami - l'unica cosa che resta è il carattere. È ciò che mi ha fatto sopravvivere», ha dichiarato. «Ora so che puoi gettarmi nella peggiore situazione e troverò comunque il modo di venirne fuori.»

La difesa di Sinner

Becker ha difeso la decisione di Sinner di saltare la Coppa Davis, richiamando la propria esperienza. «Ho letto le critiche, ma capisco Jannik. Io vinsi la Davis due volte, nell'88 e nell'89, e l'anno seguente non la giocai. Avevo bisogno di riposare, feci esattamente come lui», ha spiegato. «Il tennis è uno sport individuale e non siamo macchine. L'Italia è fortunata ad averlo.»

L'ex campione ha anche riflettuto sui giovani tennisti di oggi: «I ragazzi di oggi sono poco curiosi, vivono in una bolla. Pensano solo a dritto e rovescio, ma quando finisce la carriera e non c'è più il team a risolvere i problemi, restano spaesati.»

Nota: Questo articolo è stato creato con l'Intelligenza Artificiale (IA).

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