Raoul Bova ha rotto il silenzio sulla controversia che lo ha travolto nelle scorse settimane, apparendo a Verissimo per rispondere alle accuse di Fabrizio Corona. L'attore ha descritto come «un momento particolarmente intenso» la vicenda nata dalla diffusione di audio privati che hanno rivelato la fine della relazione con Rocio Munoz Morales.
L'attore ha respinto fermamente quello che definisce un tentativo di estorsione secondo Fanpage. «Non ho accettato, mi sono rifiutato di accettare delle minacce, che ho rispedito al mittente», ha dichiarato Bova, spiegando di aver presentato un esposto al Garante della Privacy e contattato la polizia postale.
La metafora delle armi digitali
Bova ha utilizzato una metafora particolarmente forte per descrivere l'operato di Corona, paragonandolo a chi «spara a qualcuno e chiede a tutti di fare lo stesso». L'attore ha equiparato i social network a pistole, denunciando come vengano usati per «sbeffeggiare, andare contro una persona, al solo scopo di ottenere visibilità».
La riflessione si è estesa alle conseguenze più gravi di questo tipo di violenza digitale. Come riporta Corriere dello Sport, Bova ha ammesso di aver avuto «pensieri strani» e ha tracciato paralleli inquietanti con le vittime di revenge porn che si sono tolte la vita.
Le conseguenze familiari
Il caso ha avuto ripercussioni anche sulla vita privata dell'attore secondo Fanpage. Rocio Munoz Morales ha infatti richiesto l'affidamento esclusivo dei figli, aggiungendo un elemento di tensione familiare alla controversia mediatica.
Bova ha mantenuto un tono conciliante riguardo alla ex compagna: «Non ho nessun tipo di rancore nei confronti di Rocio, probabilmente qualcuno voleva creare un conflitto». L'attore ha spiegato che la loro situazione «la sappiamo noi» e che non era necessario rendere pubbliche le vicende private.
Fonti utilizzate: "Fanpage", "Corriere dello Sport"
Nota: Questo articolo è stato modificato con l'aiuto dell'Intelligenza Artificiale.