La difesa di Massimo Bossetti ha ricevuto le copie di 25.000 tracciati delle analisi genetiche raccolte nelle indagini sull'omicidio di Yara Gambirasio. Il materiale, consegnato stamattina dopo oltre sei anni di richieste, è riconosciuto dal Tribunale come «non acquisito al fascicolo dibattimentale» e con «il carattere della potenziale novità della prova». L'avvocato Claudio Salvagni punta a utilizzare questi dati per una possibile revisione del processo che ha condannato Bossetti all'ergastolo.
L'hard disk contiene copie di elettroferogrammi - grafici ad alta definizione e a colori delle sequenze del DNA - insieme alle foto realizzate dai Carabinieri del RIS di Parma su tutti i reperti analizzati. Il Tribunale di Bergamo aveva ordinato la consegna il 20 giugno scorso, rendendo esecutiva una disposizione della Corte d'Assise del 27 novembre 2019.
Mesi di lavoro per la difesa
«Le stringhe riempiono ben 70 pagine, sia fronte che retro, stampate su foglie A3», ha spiegato l'avvocato Salvagni all'Adnkronos. «Un enorme mole di dati grezzi che richiederà mesi di lavoro per uno screening completo, una ricerca da cui speriamo di recuperare dati utili per dimostrare l'innocenza di Massimo Bossetti».
La difesa aveva richiesto questo materiale per anni. A giugno scorso, Salvagni aveva dichiarato a Fanpage.it che la consegna «potrebbe essere un primo passo verso la revisione».
Il caso Yara e la condanna definitiva
Yara Gambirasio, 13 anni, scomparve nel 2010 a Brembate di Sopra, in provincia di Bergamo. Massimo Bossetti, muratore di Mapello, è stato condannato in via definitiva all'ergastolo per il suo omicidio. L'elemento centrale dell'accusa è stata la traccia genetica mista - della vittima e di "Ignoto 1" - trovata sugli slip della ragazza.
La Cassazione ha stabilito che «il DNA di Ignoto 1 è quello di Massimo Bossetti», definendo «illogica l'ipotesi del complotto». I giudici di merito «hanno correttamente affermato che il profilo genetico è stato confermato da ben 24 marcatori», ben oltre la linea guida scientifica di 15. La probabilità di trovare un altro soggetto con lo stesso profilo genotipico è «un soggetto ogni 3.700 miliardi di miliardi di miliardi di individui», ha stabilito la Corte.
Nel 2021, la Cassazione ha riconosciuto alla difesa il diritto di accesso ai reperti, pur avendo in precedenza criticato i «reiterati tentativi di mistificazione degli elementi di fatto», «amplificate da improprie pubbliche sintetizzazioni».
In una recente intervista a Belve Crime, Bossetti ha ribadito i suoi dubbi: «Il DNA nucleare che normalmente si dovrebbe disperdere in poche settimane invece era ancora presente. Il DNA mitocondriale, che è risaputo da tutti che non si può disperdere, non c'è. Vorrei capire anche io come il mio DNA è finito sugli slip di Yara».
Nota: Questo articolo è stato creato con l'Intelligenza Artificiale (IA).










