Garlasco: terzo annullamento del sequestro all'ex pm Venditti

upday.com 2 godzin temu
Un martello del giudice e la bilancia della giustizia simboleggiano le decisioni tribunalizie (Immagine simbolica - Generata da IA) Upday Stock Images

Il Tribunale del Riesame di Brescia ha annullato per la terza volta il sequestro dei dispositivi elettronici dell'ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti, indagato per corruzione nel caso Garlasco. La decisione, emessa dal giudice Giovanni Pagliuca, ordina la restituzione di tutti i beni sequestrati, compresi gli eventuali dati già estratti. Tuttavia, i dispositivi rimangono ancora presso la Procura e la Guardia di Finanza di Brescia a causa di un "accertamento irripetibile" in corso per copie forensi ed estrazione dati.

La Procura di Brescia aveva disposto il sequestro il 24 ottobre scorso, firmato dal procuratore Francesco Prete e dalla pm Claudia Moregola. Il provvedimento riguardava 11 dispositivi elettronici tra pc, telefoni cellulari, hard disk, tablet e chiavette USB, sequestrati durante una perquisizione del 26 settembre. Oltre a Venditti, l'annullamento coinvolge anche gli ex carabinieri Silvio Sapone e Giuseppe Spoto, un tempo membri della squadra di polizia giudiziaria dell'ex procuratore.

Le accuse di corruzione

Venditti è indagato per presunta corruzione legata al caso dell'omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco. Il sospetto è che il magistrato, ora in pensione, abbia favorito nel 2017 l'archiviazione di Andrea Sempio, all'epoca indagato per l'omicidio e ora nuovamente sotto inchiesta per la terza volta. Anche Giuseppe Sempio, padre di Andrea, è indagato per corruzione come presunto corruttore.

Durante una perquisizione a casa Sempio nel maggio 2025, gli investigatori hanno trovato un appunto su un foglio di un'agenda che riportava: «Venditti gip archivia per 20.30 euro». Giuseppe Sempio ha ammesso di aver scritto quella nota. Nello stesso periodo, sui conti della famiglia Sempio si sono mossi 43.000 euro. L'ex difensore Massimo Lovati ha dichiarato di essere stato pagato in contanti, il che spiegherebbe questi movimenti. La Procura di Brescia ha interrogato anche altri ex avvocati di Sempio del 2017, Federico Soldani e Simone Grassi, sulla destinazione di quei fondi.

La difesa: "Mancano gravi indizi"

L'avvocato di Venditti, Domenico Aiello, ha impugnato con successo il decreto di sequestro davanti al Tribunale del Riesame. Aiello ha sostenuto l'assenza di "gravi indizi di colpevolezza" necessari per perquisizioni e sequestri, come previsto dalla norma e dalla Cassazione. La difesa ha anche criticato l'intenzione della Procura di condurre una ricerca estesa sui dispositivi dal 2014 a oggi senza parole chiave specifiche, quando invece la Cassazione consente ricerche mirate. Aiello aveva richiesto di procedere con un "incidente probatorio" e la nomina di un terzo perito.

Lo scontro con la Procura

La vicenda ha scatenato un aspro botta e risposta tra Aiello e la Procura di Brescia. Pochi giorni fa, il difensore aveva accusato i pubblici ministeri di un «atteggiamento farisaico» perché «non sono comparsi in aula nonostante si discutesse un riesame contro i loro ex colleghi».

La replica è arrivata con una nota congiunta del procuratore generale Guido Rispoli e del procuratore capo Francesco Prete, che hanno denunciato «i recenti attacchi sopra le righe rivolte da un difensore nell'ambito di un'indagine di forte rilevanza mediatica rischiando di far deragliare il processo penale su terreni impropri». Nella nota, i magistrati hanno ricordato «il divieto, disciplinarmente sanzionato, di qualunque esternazione sulle indagini da lui condotte» e hanno richiamato il principio secondo cui «continenza e rispetto per il contraddittore devono ispirare la condotta di ogni parte processuale».

Aiello ha replicato duramente: «Ritengo con convinzione che falsità e approssimazioni non dovrebbero costituire le condizioni per aggressioni senza precedenti di un ex magistrato incensurato con 44 anni di specchiata carriera, e non proprio nelle ovattate retrovie».

La Procura di Brescia, competente per le indagini sui magistrati del distretto di Pavia, sostiene che nel telefono sequestrato «sono sicuramente contenuti elementi utili alla prova del reato». I pubblici ministeri chiedono un'indagine ampia sui rapporti tra gli inquirenti e la famiglia Sempio, i loro avvocati e consulenti tecnici, oltre che sul versamento di denaro agli inquirenti, anche attraverso terzi soggetti. La Procura potrebbe ora ricorrere in Cassazione contro la decisione del Tribunale del Riesame.

Nota: Questo articolo è stato creato con l'Intelligenza Artificiale (IA).

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