Il murales di Maradona: 6 milioni di visitatori, secondo solo al Colosseo

upday.com 3 godzin temu
Il famoso murale di Diego Maradona nei Quartieri Spagnoli di Napoli (Immagine simbolica) (Photo by Giuseppe Cottini/Getty Images) Getty Images

Cinque anni fa, il 25 novembre 2020, Diego Armando Maradona moriva a 60 anni per un edema polmonare acuto complicato da insufficienza cardiaca cronica. Oggi, nell'anniversario della sua scomparsa, il "Pibe de Oro" continua a vivere come mito immortale, soprattutto a Napoli, dove la devozione popolare lo ha trasformato in un "santo laico".

Il murales dedicato a Maradona nei Quartieri Spagnoli di Napoli, realizzato nel 1990 grazie a una raccolta popolare, ha ricevuto circa 6 milioni di visitatori nel 2023. Si tratta del secondo sito più visitato in Italia dopo il Colosseo.

A pochi metri dal Duomo, il Bar Nilo custodisce una ciocca di capelli del campione, raccolta dal proprietario Bruno Alcidi dal sedile dell'aereo. Tripadvisor classifica il locale al 30esimo posto tra 364 attrazioni della città.

La testimonianza di Alejandro Ferrer

Alejandro Ferrer, ex-vicepresidente del Gimnasia, ha raccontato a Fanpage.it il lato umano di Maradona durante gli ultimi anni della sua vita. «Conoscendolo da vicino ho scoperto una persona profondamente diversa, semplice, generosa, capace di gesti di grande umanità», ha dichiarato Ferrer.

Quando il club argentino ingaggiò Maradona come allenatore nel 2019, l'ex campione rispose con parole sorprendenti al primo ringraziamento di Ferrer: «Non dirmelo mai più. Il riconoscente sono io: mi avete dato un lavoro». Maradona era molto protettivo verso i suoi giocatori e amava trascorrere tempo con i giovani dopo gli allenamenti, offrendo consigli sul calcio e sulla vita.

Il ricordo tra dolore e domande

Ferrer ha descritto il momento in cui ricevette la notizia della morte, intorno a mezzogiorno del 25 novembre 2020. Il presidente del Gimnasia lo chiamò riferendo voci ancora non confermate. «Quanto male gli hanno fatto a una persona che ci ha dato tanta felicità?», si è chiesto Ferrer riferendosi al processo giudiziario tuttora in corso sulla morte del campione.

Un tifoso condivise con Ferrer un ricordo particolarmente toccante: «Guarda, la mia infanzia è stata così brutta, così cattiva che l'unica cosa che volevo era una partita di Diego. Vederlo giocare era l'unico momento in cui ero felice».

Una vita vissuta al limite

Nato il 30 ottobre 1960 a Villa Fiorito, un sobborgo povero di Buenos Aires, Maradona iniziò a giocare a nove anni con Los Cebollitas. La sua carriera lo portò al Boca Juniors, al Barcellona e infine al Napoli.

Il 5 luglio 1984 il Napoli presentò Maradona davanti a 70.000 spettatori al San Paolo. In quell'occasione disse: «Voglio diventare l'idolo dei ragazzi poveri di Napoli, perché loro sono com'ero io quando vivevo a Buenos Aires».

Il culmine della gloria arrivò con la Coppa del Mondo 1986 in Messico, quando segnò contro l'Inghilterra il gol della "mano de Dios" e quello definito "Gol del Secolo".

Ma dipendenze, controlli antidoping e problemi legali segnarono anche la sua vita. I test antidoping risultarono positivi nel 1991 e 1994. Seguirono un arresto per possesso di droga e accuse fiscali in Italia con sequestro dei beni.

Nel 1995 ricevette il Pallone d'Oro, un riconoscimento che corresse una vecchia norma che escludeva i giocatori non europei.

A Buenos Aires, la Facoltà di Scienze sociali ha recentemente organizzato un congresso internazionale di tre giorni dedicato al fenomeno Maradona, testimonianza di come il suo mito trascenda lo sport per diventare un fenomeno sociale studiato anche in ambito accademico.

Nota: Questo articolo è stato creato con l'Intelligenza Artificiale (IA).

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