L'ex ministro della Difesa olandese Joost Voorhoeve fu coinvolto nella controversa decisione di fermare i bombardamenti degli F-16 durante il massacro di Srebrenica nel 1995. La sua testimonianza emerse nel 2015 quando l'ex ufficiale dell'aeronautica Bart Wagenaar rivelò al quotidiano De Telegraaf la sua versione dei fatti.
"Martedì pomeriggio, 11 luglio 1995, il ministro Voorhoeve fermò personalmente i bombardamenti degli F-16", ricostruì Wagenaar, che fece parte dell'unità di crisi convocata a L'Aia. L'ex ufficiale ricordò di aver dovuto chiamare l'inviato delle Nazioni Unite Yashushi Akashi poco dopo le cinque del pomeriggio.
La decisione controversa del ministro
"Lo misi in contatto con il ministro. 'Annullate tutti gli attacchi aerei', mi sembra ancora di sentire Voorhoeve dirlo", raccontò Wagenaar vent'anni dopo i tragici eventi. L'ex ministro confermò di aver bloccato quell'operazione aerea che forse avrebbe potuto cambiare la storia.
Voorhoeve sostenne però che l'Onu aveva già preso una decisione in questo senso. "La bandiera serbo-bosniaca sventolava già sul complesso. Mladic aveva minacciato di uccidere i caschi blu olandesi e i rifugiati", spiegò l'ex ministro per giustificare la sua scelta.
Le conseguenze per l'Onu
Il massacro di Srebrenica uccise qualsiasi illusione ancora superstite sulla capacità delle forze di pace delle Nazioni Unite di offrire una deterrenza efficace. Questo avvenne dopo il genocidio in Ruanda, che aveva già messo in discussione l'efficacia dell'organizzazione internazionale.
È anche a causa del massacro di Srebrenica che oggi l'Onu viene considerata da molti un organismo consultivo dalla dubbia utilità. L'organizzazione non ha più un briciolo del prestigio e della credibilità di cui aveva goduto durante la Guerra Fredda.
(AGI)Rus Nota: Questo articolo è stato modificato con l'aiuto dell'Intelligenza Artificiale.