Aiuti all'Ucraina fino al 2026: nel decreto resta 'militari' nonostante la Lega

upday.com 2 godzin temu
Il Consiglio dei ministri approva il decreto per gli aiuti all'Ucraina fino al 2026 (Immagine simbolica - Generata da IA) AI Generated Stock Image

Il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto che prolunga gli aiuti all'Ucraina fino alla fine del 2026. La decisione, presa il 29 dicembre a Palazzo Chigi, chiude una controversia durata settimane all'interno della maggioranza di governo sulla natura dell'assistenza italiana a Kiev.

Il provvedimento porta il titolo «Disposizioni urgenti per la proroga dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina, per il rinnovo dei permessi di soggiorno in possesso di cittadini ucraini, nonché per la sicurezza dei giornalisti freelance». Il decreto mantiene esplicitamente il termine "militari", nonostante le pressioni della Lega per rimuoverlo.

Gli aiuti includono sia supporto militare che interventi civili. Il testo stabilisce priorità per mezzi logistici, sanitari, ad uso civile e di protezione dagli attacchi aerei, missilistici, con droni e cibernetici.

Il decreto prevede anche il rinnovo dei permessi di soggiorno per i cittadini ucraini e misure di sicurezza per i giornalisti freelance.

Le critiche di Vannacci

Roberto Vannacci, vicesegretario della Lega ed europarlamentare, ha attaccato duramente il provvedimento. «Mentre i negoziati di pace procedono arrancando, anche per i ripetuti intralci dei volenterosi e dell'Unione europea, in Italia viene approvato il decreto legge che proroga per tutto il 2026 la possibilità di inviare aiuti militari all'Ucraina», ha dichiarato ad Affaritaliani.

Vannacci ha definito la strategia un fallimento: «La strategia continua: quella che in 4 anni di incondizionato invio di centinaia di miliardi e di ingenti forniture di materiale bellico ha garantito morte, distruzione, miseria, impennata dei costi dell'energia e delle materie prime, declino economico europeo senza impedire all'esercito russo di continuare lentamente e inesorabilmente ad avanzare sul territorio ucraino».

L'europarlamentare ha chiesto: «No a ulteriori armi a Kiev, no a truppe italiane in Ucraina, no a ulteriori fondi distratti a sanità, sicurezza, lavoro, pensioni, infrastrutture, scuola e ricerca [...]». Ha espresso la speranza che il Parlamento non approvi il decreto nella fase di conversione in legge.

Il balletto sul termine "militari"

La Lega aveva ottenuto un compromesso che sembrava escludere il termine "militari" dal titolo. Il senatore Claudio Borghi aveva celebrato sui social definendolo «un lavoro eccellente» e il «massimo compromesso ottenibile», ringraziando Matteo Salvini e la squadra. La Lega ha ribadito la sua posizione: «No armi, ma mezzi per la logistica e la difesa dei civili».

Quando il termine riappare nel testo finale, Borghi ha espresso frustrazione: «Voi capite la pazienza che ci vuole e che ci è voluta? Diciamo che a qualcuno a quanto pare difetta lo stile che, anche nelle trattative, (e nella vita) non è una qualità trascurabile. Per quanto mi riguarda comunque possono anche chiamarlo Gino, basta che non cambi il testo».

Le reazioni dell'opposizione

Il senatore Filippo Sensi del PD ha criticato aspramente la vicenda in una dichiarazione, parlando di un «balletto osceno» su un «decreto penoso» e sostenendo che il governo «invece di trovare protagonismo internazionale, punta a passare di lì per caso, facendo oggettivamente il gioco della Russia».

La deputata Lia Quartapelle ha sottolineato all'Ansa: «Se c'è un decreto significa che il governo sta chiedendo al Parlamento di continuare con il sostegno militare. La Lega può giocare con le parole ma il fatto è questo [...]».

Raffaella Paita, capogruppo di Italia Viva al Senato, ha ribadito a Tagadà: «A dispetto dei tentativi della Lega e del suo senatore Borghi di far credere il contrario, quello di cui si parla in questi giorni è a tutti gli effetti un decreto di aiuti militari [...]».

Il meccanismo di approvazione

Il decreto permette l'invio di pacchetti di aiuti senza votazioni parlamentari dirette per ciascuno. Le liste dei materiali, che rimangono segrete, devono essere approvate dal Copasir, il comitato parlamentare per la sicurezza. Questo meccanismo è in vigore da quattro anni, dal governo Draghi.

Fratelli d'Italia e Forza Italia sostengono che le modifiche al decreto non siano sostanziali rispetto alle versioni precedenti.

La riunione del Consiglio dei ministri, durata circa 30 minuti, ha anche rinviato a gennaio la decisione sulla data del referendum sulla giustizia.

Nota: Questo articolo è stato creato con l'Intelligenza Artificiale (IA).

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