Dodici anni dopo il naufragio del 3 ottobre 2013 davanti a Lampedusa, che costò la vita a 368 persone, le istituzioni italiane ed europee hanno nuovamente scelto l'assenza dalla Giornata della Memoria e dell'Accoglienza. Centinaia di giovani da tutta Italia ed Europa, insegnanti, famiglie delle vittime e sopravvissuti si sono ritrovati sull'isola per ricordare e interrogarsi sul futuro delle migrazioni, ma i rappresentanti istituzionali non c'erano.
La XII edizione dell'evento ha visto la partecipazione di studenti che hanno attraversato l'isola con curiosità, ascoltato testimonianze e discusso di diritti umani. Hanno partecipato a laboratori e incontri, creando spazi di dialogo tra giovani italiani e sopravvissuti, tra famiglie in lutto e comunità locali.
Simbolo delle sedie vuote
L'assenza fisica e simbolica di chi ha il potere di cambiare le cose rappresenta più di una mancanza di rispetto. Come evidenzia Il Fatto Quotidiano, le «sedie vuote» e i «silenzi assordanti» costituiscono un segnale politico preciso: la morte di migliaia di esseri umani alle frontiere europee continua a essere tollerata come effetto collaterale.
Dal 2014, secondo Ansa, sono morte nel Mediterraneo quasi 33.000 persone, con 1.293 vittime solo nel 2024. La rotta atlantica verso le Canarie mostra un aumento della pericolosità, con 1.215 morti nel 2024, rappresentando un terzo di tutte le vittime delle rotte europee.
L'Italia ha registrato 50.098 arrivi via mare nel 2025, secondo Ansa, con 9.156 minori non accompagnati (il 18% contro l'11% dell'anno precedente). I dati confermano che le rotte diventano sempre più letali mentre gli accordi con Paesi che non garantiscono diritti fondamentali spingono le persone su vie più lunghe e pericolose.
Identificazione delle vittime
Una delle richieste centrali rimane l'identificazione delle vittime del Mediterraneo. Dopo dodici anni di promesse, tavoli tecnici e relazioni parlamentari, un sistema stabile per identificare i morti in mare non esiste ancora. Le famiglie continuano a peregrinare tra uffici, ambasciate e laboratori di DNA senza ottenere risposte.
Il 3 ottobre è riconosciuto come Giornata nazionale della Memoria e dell'Accoglienza dal 2016, ma la commemorazione rimane confinata alla società civile e alle scuole. Chi governa sceglie di rimanere altrove, lasciando che la memoria venga coltivata solo dal basso.
Coinvolgimento degli studenti
Quest'anno ha colpito la maturità degli studenti arrivati da diverse regioni, molti per la prima volta su un'isola di confine. Hanno posto domande difficili: «Perché non si cercano i morti?», «Perché chi sopravvive spesso non trova accoglienza?», «Perché l'Europa chiude i porti?».
Le richieste del Comitato 3 Ottobre rimangono invariate: identificazione dei cadaveri con protocolli chiari, vie legali e sicure di ingresso, politiche di soccorso trasparenti e memoria istituzionale. L'obiettivo è che il 3 ottobre non resti un anniversario confinato a un'isola lontana, ma diventi patrimonio nazionale ed europeo.
Ricordare non è un rito sterile, ma un atto politico che afferma il valore della vita di chi muore alle frontiere europee. Dodici anni dopo, il Mediterraneo rimane un cimitero, ma non sarà mai un cimitero senza memoria.
Fonti utilizzate: "Il Fatto Quotidiano", "Ansa"
Nota: Questo articolo è stato modificato con l'aiuto dell'Intelligenza Artificiale.