L'Italia Under-17 ha conquistato uno storico terzo posto ai Mondiali di Doha, battendo il Brasile ai rigori dopo uno 0-0. È il miglior risultato di sempre della nazionale giovanile azzurra nella competizione. L'eroe della serata è stato il portiere Alessandro Longoni, della Primavera del Milan, che ha parato due rigori decisivi a Pacheco e Luis Eduardo, aprendo la strada alla vittoria finale con il rigore di Baralla.
La partita si è sbloccata già al 14° minuto con l'espulsione del brasiliano Vitor Fernandes. Nonostante l'uomo in più per oltre un'ora, gli azzurri di Massimiliano Favo hanno faticato a sfondare la difesa compatta del Brasile. Maccaroni ha avuto la migliore occasione nel primo tempo, mentre Moraes ha visto un gol annullato per fuorigioco. Il match è rimasto bloccato sullo 0-0 fino ai rigori.
Nella lotteria dagli undici metri, Longoni si è dimostrato decisivo. Per l'Italia hanno segnato Prisco, Lontani, Mambuku e Baralla, mentre Luongo ha sbagliato. Per il Brasile sono andati a segno Dell e Tiago, ma le parate di Longoni hanno fatto la differenza.
Il paradosso del talento azzurro
Il successo arriva in un momento delicato per il calcio italiano. Molti dei protagonisti di questa Under-17 stanno già giocando all'estero. Luca Reggiani e Samuele Inacio si sono trasferiti la scorsa estate al Borussia Dortmund. Jean Makumbu si è sviluppato in Francia e gioca nel Reims, con un possibile debutto in Ligue 1. Dauda Idrissa, nato a Brescia, si è trasferito in Inghilterra e ha già debuttato in prima squadra con il West Bromwich Albion, firmando un contratto professionistico.
Il contrasto è evidente. Mentre le Under-17, Under-19 e Under-20 ottengono risultati importanti, le nazionali Under-21 e maggiore faticano. L'Under-21 non si qualifica per le Olimpiadi dal 2008 e non vince l'Europeo dal 2004. La nazionale maggiore rischia di non qualificarsi per il Mondiale USA 2026, potenzialmente mancando la terza edizione consecutiva.
Il caso di Simone Pafundi, considerato il miglior talento della sua generazione ma "perso tra prestiti e contratti" in Italia, rappresenta il problema sistemico. Lo spazio e il tempo concessi ai giovani talenti nei club italiani rimane insufficiente. Il fenomeno dell'emigrazione calcistica giovanile, che include anche giocatori di "seconda generazione" italiana, riflette le difficoltà di un sistema descritto come "vecchio, quasi morto" e incapace di riconoscere e far crescere i propri talenti.
Nota: Questo articolo è stato creato con l'Intelligenza Artificiale (IA).









