“Mia moglie”: spuntano nuovi canali. Parla una vittima. Ecco cosa ha detto

upday.com 3 godzin temu
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Dopo la chiusura del gruppo Facebook «Mia moglie», sono emersi diversi tentativi di ricreare canali simili. I nuovi gruppi attraggono però solo centinaia di persone, molto meno dei 32mila membri originali che condividevano foto intime senza consenso.

La diaspora dei membri originali si scontra con il timore delle conseguenze legali. Il nuovo gruppo «Mia moglie 2.0» include riferimenti a un canale Telegram, ma è stato reso privato e accessibile solo su invito.

Scarsa adesione ai gruppi sostituti

La scarsa competenza informatica di chi gestiva il gruppo originale ha complicato il ritrovo dei membri. Il gruppo «Mia moglie», attivo dal 2019, era sempre rimasto pubblico senza mai spostarsi su piattaforme più protette.

Su Telegram il nuovo canale conta appena una trentina di persone, con molti curiosi che entrano ed escono scoraggiati. Come riporta Il Corriere, Meta ha chiuso il gruppo originale per violazioni delle politiche contro lo sfruttamento sessuale degli adulti.

Il dramma di una vittima

Una delle donne coinvolte ha condiviso la sua esperienza sulla pagina Facebook Alpha Mom: «Oggi ho scoperto di essere nel gruppo "mia moglie". Non sapendone assolutamente nulla. Lui si è giustificato dicendo che fosse soltanto un gioco».

La donna, sposata da dieci anni e madre di due figli, ha scoperto la situazione tramite sua sorella. «Abbiamo 2 figli...e 10 anni di matrimonio alle spalle. Foto nostre, private di momenti di vita quotidiana. Mi sento spezzata in due», ha scritto, aggiungendo di essere andata dalla madre con i bambini.

L'indagine della Polizia Postale

La vicedirettrice della Polizia Postale, Barbara Strappato, ha confermato l'avvio delle indagini. «Stiamo raccogliendo tutte le informazioni, alcune donne si sono riconosciute e hanno sporto denuncia, molte altre sono ancora ignare di essere finite in questo squallido gruppo», ha dichiarato.

Gli investigatori hanno ricevuto oltre mille segnalazioni in poche ore. I reati ipotizzati vanno dalla diffamazione alla diffusione di materiale intimo senza consenso, con contenuti che Strappato ha definito «tanto disturbanti» da non aver mai visto prima.

Un fenomeno più ampio

Secondo Il Messaggero, l'organizzazione «No justice no peace» ha avuto un ruolo chiave nell'esporre il gruppo attraverso la campagna «not all men». Il caso viene collegato al più ampio fenomeno della violenza digitale contro le donne.

Come evidenzia Il Messaggero, esistono connessioni con casi internazionali come quello di Gisèle Pélicot, mostrando un pattern sistemico di violenza digitale radicata nella cultura patriarcale. Nel 1968 Yoko Ono aveva affermato che le donne erano il gruppo più oppresso al mondo, un'osservazione che risuona ancora oggi dopo 50 anni.

Fonti utilizzate: "AGI", "Il Corriere", "Il Messaggero"

Nota: Questo articolo è stato modificato con l'aiuto dell'Intelligenza Artificiale.

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