Dieci anni senza contratto: i giornalisti bloccano Corriere e Messaggero

upday.com 1 godzina temu
I giornalisti italiani scioperano per 24 ore per il rinnovo del contratto scaduto da 10 anni (Immagine simbolica - Generata da IA) Upday Stock Images

I giornalisti italiani sono in sciopero oggi dalle 6 del mattino fino alle 6 di domani mattina per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro, scaduto da 10 anni. La protesta, proclamata dalla Federazione nazionale della Stampa (Fnsi), ha bloccato l'aggiornamento del sito del Corriere della Sera e impedirà la pubblicazione di Il Messaggero in edicola domani.

Il contratto nazionale dei giornalisti è scaduto nel 2016 e l'ultima riforma risale al 2014. Nel frattempo, secondo i dati dell'Istat, l'inflazione ha eroso il potere d'acquisto degli stipendi di quasi il 20%. La Fnsi denuncia che negli ultimi dieci anni le redazioni hanno subito tagli significativi del personale attraverso crisi aziendali, licenziamenti e prepensionamenti.

Le richieste della Fnsi

La Federazione nazionale della Stampa chiede un nuovo contratto che garantisca «dignità» per giornalisti dipendenti e freelance, regoli l'uso dell'intelligenza artificiale nelle redazioni e assicuri un equo compenso per i contenuti ceduti al web. I sindacalisti accusano gli editori associati alla Fieg di aver proposto aumenti «irrisori» e di voler tagliare ulteriormente gli stipendi per le nuove assunzioni.

La Fnsi sottolinea che lo sciopero non è una «battaglia corporativa», ma mira a difendere il diritto dei cittadini a un'informazione libera e plurale, protetto dall'articolo 21 della Costituzione. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella aveva già affermato nel 2023: «il contratto di lavoro dei giornalisti - scaduto ormai da anni - costituisce il primo elemento dell'autonomia della categoria».

La risposta della Fieg

La Federazione italiana editori giornali replica che anche i publisher vogliono un nuovo contratto per promuovere l'innovazione e adattarsi al panorama digitale. La Fieg sostiene che negli ultimi dieci anni gli editori hanno fatto investimenti significativi in qualità e occupazione, nonostante i ricavi siano dimezzati.

I publisher attribuiscono le difficoltà finanziarie alla «concorrenza sleale» delle grandi piattaforme digitali come Google e Meta, che sfruttano i contenuti editoriali trattenendo la maggior parte dei ricavi pubblicitari. La Fieg afferma di aver offerto un riconoscimento economico superiore a quello del rinnovo del 2014 e chiede una discussione «più realistica» e «senza pregiudizi» per affrontare le sfide future.

Nota: Questo articolo è stato creato con l'Intelligenza Artificiale (IA).

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