Due anni fa iniziava la guerra più lunga nella storia di Israele. Le cifre descrivono una tragedia senza precedenti: 1.200 israeliani morti e 250 presi in ostaggio il 7 ottobre 2023, 66.000 palestinesi uccisi e 150.000 feriti, 2 milioni di sfollati e l'80% degli edifici distrutti o danneggiati. Oggi il conflitto potrebbe concludersi grazie al piano di pace presentato da Donald Trump.
L'attacco di Hamas alle prime luci dell'alba del 7 ottobre 2023 ha colto di sorpresa Israele. I militanti hanno ucciso il maggior numero di ebrei massacrati in un giorno dall'Olocausto, portando via 250 ostaggi. L'aggressione ha bloccato la trattativa mediata dall'amministrazione Biden per una pace fra Israele e Arabia Saudita.
La risposta militare e l'escalation
Israele ha dato il via a un'offensiva su larga scala dall'8 ottobre con due missioni: sradicare Hamas e liberare gli ostaggi. L'invasione via terra è iniziata il 28 ottobre, causando perdite civili palestinesi altissime mentre i militanti di Hamas si nascondevano nei tunnel scavati sotto edifici pubblici e privati.
Il conflitto si è allargato rapidamente oltre Gaza. Hezbollah ha bombardato il nord di Israele dall'8 ottobre per solidarietà con Hamas, mentre gli Houti yemeniti hanno lanciato missili contro lo Stato ebraico. Circa 100.000 israeliani sono stati costretti a lasciare le case vicino al confine libanese.
I tentativi di tregua falliti
Il primo cessate il fuoco è durato solo una settimana dal 23 novembre 2023. Durante la tregua sono stati rilasciati 150 ostaggi israeliani e centinaia di palestinesi detenuti, ma dopo sette giorni le due parti si sono accusate a vicenda di violazioni e la guerra è ripresa.
Un secondo cessate il fuoco è stato raggiunto il 15 gennaio 2025 dopo quindici mesi di combattimenti. La prima fase di 42 giorni prevedeva il rilascio di circa 50 ostaggi israeliani e centinaia di detenuti palestinesi, ma anche questo accordo è fallito per reciproche accuse di violazioni.
Le accuse internazionali
La Corte Internazionale di Giustizia dell'Aia ha aperto un procedimento per genocidio contro Israele su denuncia del Sud Africa il 26 gennaio 2024. Come riporta La Repubblica, oltre 200 giornalisti palestinesi hanno perso la vita sotto le bombe israeliane, con il governo di Gerusalemme che vieta alla stampa straniera di entrare nella Striscia.
Il 21 novembre 2024 la Corte Penale Internazionale ha incriminato il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Yoav Gallant per crimini di guerra. Il provvedimento rende esecutivo un mandato di arresto se Netanyahu si recasse in un Paese che riconosce la Corte.
La strategia contro i leader
Israele ha eliminato sistematicamente i vertici di Hamas durante il conflitto. Il 31 luglio Ismail Haniyeh, leader politico, è stato ucciso con una bomba a Teheran, mentre il giorno dopo Mohammed Deif, capo militare, è morto in un bombardamento a Gaza. Il 17 ottobre anche Yaya Sinwar, capo supremo del movimento, è stato ucciso in uno scontro a fuoco.
Il Mossad ha colpito anche Hezbollah con operazioni spettacolari. Il 17 settembre migliaia di cercapersone sono esplosi contemporaneamente nelle mani di dirigenti e militanti, uccidendone decine e ferendone oltre 3.000. Il 27 settembre Hassan Nasrallah, capo supremo di Hezbollah da tre decenni, è morto in un bombardamento a Beirut.
Il piano di pace di Trump
Il 30 settembre Trump ha presentato un piano articolato in 20 punti per porre fine al conflitto. Come riporta Fanpage, diversamente dalle precedenti dichiarazioni sulla "Riviera di Gaza", il piano permette alla popolazione palestinese di rimanere nella Striscia o di avere il diritto di tornare se decidesse di andarsene.
Il piano prevede la liberazione di tutti i 50 ostaggi rimanenti nelle prime 72 ore, la resa di Hamas con amnistia per chi rinuncia alla guerra, e l'insediamento di un "Board of Peace" presieduto da Trump con Tony Blair. Una volta attuata questa fase, si aprirebbe la strada verso "l'autodeterminazione e uno stato palestinese".
Le reazioni politiche internazionali
Praticamente tutti i Paesi arabi e islamici, inclusi Turchia, Pakistan e Indonesia, appoggiano l'iniziativa di Trump. Una dozzina di Paesi occidentali tra cui Regno Unito, Francia, Canada e Australia hanno riconosciuto uno stato palestinese, mentre l'Italia si dice disposta a farlo una volta liberati gli ostaggi ed espulsa Hamas da Gaza.
Secondo La Nazione, l'attuale distruzione di Gaza richiama il modello della Nakba del 1948, quando furono distrutti 420 villaggi palestinesi. Come segnala Fanpage, il governo italiano ha criminalizzato le proteste pro-palestinesi mentre enormi manifestazioni riempiono le città italiane.
Fonti utilizzate: "AGI", "La Repubblica", "Fanpage", "La Nazione"
Nota: Questo articolo è stato modificato con l'aiuto dell'Intelligenza Artificiale.